Recensione – Il rifugio del drago di Robin Hobb

Il rifugio del drago è il secondo libro della Quadrilogia delle Giungle della Pioggia, che riprende dal punto preciso in cui abbiamo lasciato Il custode del dragoContrariamente a quanto mi dicevano su questo libro, io l’ho divorato! L’ho trovato molto più stimolante del primo, ma questo perché Il custode fa da introduzione alla storia, mentre ne Il rifugio del drago la narrazione si fa più coinvolgente ed intrigante.

Scheda del libro

Titolo  Il rifugio del drago
Autore Robin Hobb
Data 2010
Pubblicazione italiana 2011
Editore Fanucci
Traduttore Gabriele Giorgi
Titolo originale
Dragon Haven
Pagine 544
Reperibilità Reperibile in cartaceo e in ebook

Trama

Il rifugio del drago si sviluppa su due livelli di narrazione: da un lato abbiamo la parte avventurosa in quanto tale (e quindi la traversata del fiume alla ricerca della città perduta, i draghi con i loro problemi di parassiti, l’inondazione e così via), da un altro lato la parte “relazionale”, intima e dialogica, di crescita e di involuzione. Ovviamente io preferisco la parte più psicologica, ma la presenza della parte avventurosa riesce ad equilibrare il tutto. Procediamo, quindi, per tematiche.

flareon L’evoluzione di Sedric

Diciamoci la verità: nessuno avrebbe puntato un centesimo su Sedric. Un giovane diplomatico, esperto di relazioni d’affari, di cose belle e pregiate, per nulla a suo agio nel mondo delle Giungle della Pioggia. Eppure Sedric, nonostante il punto di partenza, riesce ad arrivare lontanissimo. Complice la relazione involontaria che si è creata col drago Relpda, che lentamente lo trasforma in Antico. Sedric fa i conti col suo passato, lo affronta e lo supera gettando le basi per una vita diversa. Come immaginavo, la sua storia con Hest era all’insegna dell’umiliazione e della svalutazione: è facile provare compassione per questo ragazzo che ha amato così tanto il suo partner da chiudere un occhio su qualsiasi cosa.

Il suo progetto di diventare un uomo incredibilmente ricco e di andarsene via da Borgomago assieme a Hest pareva più improbabile e riprovevole ogni momento che passava. Cercò di riportare in vita quella fantasia. Immaginò sé stesso e Hest in una stanza elegantemente ammobiliata, che si osservavano seduti a una tavola imbandita con un pasto preparato in modo perfetto. Nel suo sogno c’erano sempre state alte porte che si aprivano su un giardino fragrante illuminato dal sole al tramonto. Nel suo sogno uno stupefatto Hest gli domandava sempre come aveva fatto a ottenere tutto questo per loro, mentre Sedric si reclinava su una sedia con un calice di vino in mano e sorrideva silenzioso. Immaginò tutto quanto in dettaglio, il tavolo imbandito, il vino nel suo bicchiere, la camicia di seta e gli uccelli che canticchiavano mentre volavano dai cespugli agli alberi nel giardino avvolto nella sera. Riusciva a ricordare ogni parte del suo sogno, ma non poteva farlo muovere, non poteva più sentire le domande curiose ed entusiaste di Hest, non riusciva più a far sorridere il proprio viso come avrebbe fatto e poi a scuotere la testa, rifiutando di dargli le risposte. Non riusciva più a controllarlo, un sogno divenuto un incubo nel quale sapeva che Hest avrebbe bevuto troppo, avrebbe rifiutato il pesce troppo cotto e poi avrebbe fatto un commento lascivo sul cameriere che fosse venuto a portar via i piatti. Il vero Hest gli avrebbe chiesto se si era prostituito per le strade per ottenere quel denaro. Il vero Hest avrebbe disdegnato qualunque cosa Sedric gli avesse offerto, avrebbe criticato il vino, trovato la casa troppo pomposa, si sarebbe lamentato che il cibo era troppo speziato. L’Hest dei suoi sogni era stato rimpiazzato dall’uomo che Hest era diventato sempre più negli ultimi due anni, l’irridente, amaro Hest, l’Hest impossibile da compiacere, l’Hest dispotico che lo aveva esiliato qui per aver osato essere in disaccordo con lui. L’Hest che aveva iniziato a intimidirlo sempre più spesso, rammentandogli che il denaro che spendevano era suo, che lui lo nutriva, lo vestiva e gli dava un posto per dormire la notte.

Trovo che questo pezzo sia particolarmente importante: Sedric confronta fantasia e realtà. Per lui l’immaginazione è uno strumento potente per chiudere un occhio su ciò che è reale. Sa benissimo di amare un uomo che lo disprezza e lo umilia, ma non può ancora fare a meno di ricamarci sopra una storia meravigliosa di come avrebbero potuto essere le cose.

Non lo aveva fatto, ammise ora. Aveva saputo. Ma aveva continuato a brancolare alla cieca, trovando scuse per la crudeltà e i torti di Hest, incolpando sé stesso per i dissensi, fingendo che in qualche modo le cose sarebbero tornate come erano state un tempo. Erano mai andate davvero bene? Oppure era tutto un sogno che aveva fabbricato per sé stesso?

Ecco Sedric che capisce che si era inventato tutto: un Hest buono, presente, amorevole… niente di tutto questo esiste. Quando finalmente Sedric si confronta con Alise, mi ha fatto molta tenerezza il fatto che lei abbia provato molto dispiacere per lui. Dispiacere per aver amato un uomo così crudele e privo di qualsiasi tatto ed empatia. Il confronto, tuttavia, è un lento rimedio per guarire le ferite del passato, e Sedric e Alise riescono a trovare uno spazio per tornare amici. Non solo: Sedric addirittura incontra un uomo buono, dolce, presente, completamente diverso dal raffinato Sedric. Menomale che è arrivato Carson, mamma mia! La loro relazione è dolcissima e inaspettata. Inoltre, appena uno dei draghi lo nomina come custode, Carson non si tira indietro: probabilmente vuole diventare un Antico per poter vivere insieme a Sedric.

Eppure, quando al cacciatore si era presentata l’opportunità di seguire Sedric in una trasformazione che nessun umano poteva controllare, lui non aveva esitato. Si era fatto avanti per diventare il custode di Sputo, un’offerta spontanea di cambiare la sua intera vita per poter stare con Sedric. Lui non aveva mai immaginato che un uomo potesse fare qualcosa del genere per lui. Gli ricordava vergognosamente quanto in fretta aveva gettato via la sua vecchia vita e perfino lacerato i legami familiari per stare con Hest. Sospettava che Carson fosse molto più consapevole delle proprie azioni di quanto lo era stato Sedric quando aveva abbandonato il suo mondo per stare con il suo amante. Tuttavia Carson non lo aveva menzionato nemmeno una volta come un sacrificio. Quando quell’uomo dava, lo faceva con tutto il cuore.

flareon Le gioie di Alise

Anche Alise deve affrontare il suo carico di dolore: non solo il suo matrimonio è una farsa, ma tutti a Borgomago conoscono la vera natura di Hest, e Sedric ha sempre saputo tutto. Mi è dispiaciuto molto per Alise, ma Robin Hobb è stranamente magnanima nella Quadrilogia delle Giungle. Così come Sedric ha una reale possibilità di amare ed essere amato, Alise trova nel capitano Leftrin un amore vero e soprattutto reale. Alise riesce a riscattarsi come persona e come studiosa dei draghi, dando il massimo per annotare il loro viaggio con appunti e disegni. Inoltre, non è intenzionata a tornare indietro: è disposta a lasciarsi alle spalle il fantasma di Hest e di vivere la vita in modo pieno.

«Non ho intenzione di lasciare che tu ti allontani mai più da me, Alise. Che sia lodato Sa perché sei qui sana e salva. Non ti lascerò più andare. Non m’importa di quello che la gente dirà.» «Capitano Leftrin» disse lei piano. Appoggiò la fronte contro il lato della sua mascella. Era un caso? Leftrin si era immaginato il rapido contatto delle labbra di Alise contro la sua gola? Un fremito, una vampata di calore lo percorse mentre rimaneva perfettamente immobile, come se un uccello raro si fosse degnato di posarsi sulla sua spalla. Alise si ritrasse un po’ da lui e lo guardò negli occhi. «È bello essere al sicuro con voi» disse. «Sapevo che sareste venuto a salvarci. Lo sapevo.»

flareon Un personaggio scomodo: Greft

Greft è il custode che ha preso il comando del gruppo: il più grande e il più “segnato” dalle Giungle, si fa influenzare parecchio da Jeff (che vuole smerciare parti di drago col Chalced). Si fa notare inizialmente perché pretende che Thymara scelga un partner, in modo da evitare situazioni problematiche o stupri addirittura. Il suo comportamento porta ad un’escalation, che culmina con una scena abbastanza drammatica in cui il suo drago Kalo dichiara di non volerlo più come custode. Greft vorrebbe il suo sangue per potersi trasformare in Antico, ma il drago rifiuta, condannandolo.

«Sono stanco di fingere!» disse Greft. C’era qualcosa di talmente disilluso e spezzato nella sua voce che per un istante il cuore di Thymara si riempì di compassione per lui. «Pensavo che il Consiglio ci stesse finalmente offrendo un’opportunità. Pensavo che ci fosse qualche sorta di futuro per me. Ecco perché mi sono aggregato.» Guardò tutti loro e i suoi occhi erano accusatori.

«Ho provato a far vedere a tutti voi come poteva essere. Ho provato a farvi capire che potevamo cambiare tutto quanto. Ma alcuni di voi non volevano nessun cambiamento.» Guardò torvo Thymara. «E alcuni di voi volevano solo qualcuno che pensasse al loro posto e dicesse loro cosa fare!» I suoi occhi accusatori tornarono a Boxter. Kase si era fatto avanti dietro suo cugino. Aveva messo una mano sulla spalla di Boxter, ma Swarge ancora non l’aveva liberato dalla sua stretta.

«Per Sa, quanto ho provato!» Greft urlò le parole nella notte. Poi guatò di nuovo tutti quanti. «Ma nessuno di voi mi ha mai ascoltato davvero. E poi Jess mi ha detto perché. Mi ha detto quale intrico di menzogne era tutta questa faccenda. Be’, ora lui non c’è più, è morto, e non credo che quello sia stato un incidente. E ho sentito che alcuni dei draghi stavano cambiando i loro custodi di proposito, dando loro del sangue per farli mutare. Ma non Kalo, no. Non per Greft. Mai nulla per Greft. Io mi sono preso cura di quel mostro. Ho cacciato per lui, l’ho nutrito, l’ho strigliato, l’ho ripulito dalla sporcizia. Ma lui ha voluto darmi una goccia di sangue, una scaglia? No. Nemmeno una goccia per cambiarmi, per rimettere a posto il mio corpo, per darmi qualcosa da poter vendere per rifarmi una nuova vita.» Si guardò attorno verso di loro, adirato e arrogante. Dalla sua carne scalfita stava colando del sangue. Thymara ora ipotizzò che Kalo lo avesse preso tra le fauci e lo avesse scagliato via, lacerandogli la pelle nel farlo. Era sorprendente che il drago non lo avesse tranciato in due e poi mangiato.

La voce di Greft divenne all’improvviso calma e misurata. «Per tutta la vita ho sempre saputo che non avrei ottenuto quanto chiunque altro. Non rispetto. Nemmeno tempo. La gente come me, come noi, muore giovane. A meno che un drago non ci prenda e non si assicuri che non sia così. Ora lo so. Ho sentito Sylve e Harrikin parlarne durante la notte, parlare di attendere ora poiché probabilmente avranno forse centinaia di anni di vita assieme, dopo che i loro draghi li avranno cambiati. Ma non Greft. Non per me. Perciò stanotte sono andato a prendere quello che mi sarebbe dovuto essere dato. Tutte le volte che l’ho strigliato, nutrito, potreste pensare che mi abbia mai dato solo una scaglia o qualche goccia di sangue. Ma no. No.»

Espirò dal naso e guardò tutti loro. Scosse il capo lentamente mentre lo faceva, come se non riuscisse a credere alla propria malasorte o all’asprezza del fato che lo aveva condannato a essere lì.

«Sto per morire» disse infine. Il suo tono lo rendeva colpa loro. «Le cose stanno iniziando ad andar male dentro di me. Posso sentire che vanno male. Le viscere mi fanno male quando ho fame e peggio quando mangio. La forma della mia bocca è cambiata così tanto che non riesco a masticare o nemmeno a chiuderla facilmente. Ho gli occhi asciutti, ma non riesco a chiudere del tutto le palpebre. Non c’è più nulla di semplice. Non riesco a prendere abbastanza aria attraverso il naso quando cerco di respirare, e quando respiro dalla bocca, la mia gola si secca fino a rompersi e io sputo sangue.» Si guardò di nuovo attorno e i suoi occhi si posarono su Thymara. «Questa è la mia vita» disse con calma. «O la mia morte. La morte di qualcuno che sta cambiando, senza un drago a guidarlo. La morte di qualcuno che è nato così marchiato dalle Giungle della Pioggia da non poter neanche arrivare alla mezza età, tantomeno diventare vecchio.»

Alla fine, Greft ruba una barca e muore avvelenato da una specie di alligatore. Una morte orribile, lenta, paralizzante. È facile avvertire antipatia verso questo personaggio, a me però ha messo molta tristezza. Una persona che si sentiva condannata, sia per il suo aspetto sia per le sue caratteristiche fisiche, che ha intravisto una possibilità di riscatto, ma non si è dato una possibilità per crescere. Robin Hobb mostra come i percorsi dei suoi personaggi possono essere differenti: c’è chi cresce e cambia, c’è invece chi non ci riesce e perde un’opportunità incredibile.

flareon Sesso e aborto

Il rifugio del drago porta un’ulteriore riflessione: il ruolo del sesso e della riproduzione nel mondo delle Giungle della Pioggia. Chi è pesantemente marchiato non può scegliere di avere figli; molto probabilmente nascerebbero con caratteristiche ibride. Per tutti gli altri, invece, portare avanti una gravidanza comporta molti rischi: è la triste storia di Bellin, che cerca di avere un figlio da anni senza riuscirci. Purtroppo per Jerd, la sua gravidanza conduce ad un aborto ed espelle una bambina malformata. Il discorso di Bellin è duro e realistico; mi è è rimasto particolarmente impresso.

Jerd si appoggiò all’indietro, respirando con affanno, e Bellin continuò senza pietà. «Quando questo sarà finito, ciascuno di quei ragazzi probabilmente tornerà a correrti dietro. Quelli che l’hanno già fatto supporranno che li accetterai ancora, e gli altri staranno ancora attendendo il loro turno. Se sei sveglia, stavolta cercherai di ottenere qualcosa da loro, oltre a qualche allegra scopata.»
«Io non sono… una puttana» ribatté Jerd indignata.
«No, non lo sei» replicò Bellin in tono placido. Lasciò cadere la manciata di stracci usati in un secchio e ne prese un’altra. «Una puttana ha il buonsenso di ottenere qualcosa in cambio di ciò che dà: denaro o regali. Qualcosa che può usare per prendersi cura di sé. Tu l’hai solo data via, ragazza. Se vuoi ficcarti lì dentro un tappo di cera per non rimanere incinta va bene. Allora sei solo tu che stai rischiando di prenderti lo scolo o la scabbia. Ma in questo momento non stai mettendo a rischio solo te stessa, ma un qualche povero, piccolo bambino che potrebbe nascere in mezzo a tutto questo. Il che significa che stai mettendo a rischio anche noi. Se tu muori scodellando un bambino, chi deve trovargli qualcosa da mangiare? Chi deve smettere di pensare alla propria vita per pulirgli il sedere e portarselo in giro per il ponte? Chi deve osservarlo deperire e morire, e poi gettarlo fuoribordo per darlo in pasto a un drago? Probabilmente io, ecco chi. E te lo dico ora, non mi farai questo. Se avrai un bambino e vivrai, be’, ricadrà comunque su di noi trovare cibo per te e per il bambino. Sei solo incinta e non hai contribuito alla tua parte del lavoro. Se avrai un bambino tuo, diventerai un peso per il resto di noi. Se dovrò fare qualcosa del genere, sarà per il figlio di Swarge, non per il tuo. Se lui mi darà un bambino, bene, so che io e lui daremo fino all’ultimo respiro dei nostri corpi per assicurarci che viva. Perciò sappiatelo, tutte voi qui senza un compagno disposto a prendersi le sue responsabilità e ammettere di essere il vostro compagno: tenete le gambe chiuse. Se qualcuno deve avere un bambino nella pancia su questa nave, quella sarò io. O Alise. Noi abbiamo gli uomini a darci man forte. Voi no.» Alise pareva così sconcertata per le parole di Bellin che Thymara si domandò se la donna di Borgomago aveva mai preso in considerazione di poter restare incinta.

Questo discorso ci riporta brutalmente alla realtà: nelle Giungle, la vita è dura. Ancora più dura è allevare un figlio mentre si è in viaggio per una città mitica, quando il cibo scarseggia e gli agenti atmosferici non aiutano. Bellin, per quanto possa essere dura, non fa altro che constatare la realtà: il sesso è un lusso che in pochi si possono permettere. Si potrebbe aprire un discorso su cosa sia il sesso ma… non è questa la sede!

Conclusione

Il rifugio del drago è un buon romanzo, che intrattiene e fa riflettere allo stesso tempo. Alcune cose sono proprio imprevedibili (Thymara con le ali), altre sono dure da sopportare (aborto e morte dei custodi), altre sono una ventata di aria fresca (le ship e il personaggio meraviglioso di Rapskal). E alla fine, questa compagnia raggiunge la famigerata città di Kelsingra! Non vedo l’ora di sapere come andrà avanti la storia!

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