Vogliamo bene a Banana Yoshimoto. I suoi libri sono dolci, teneri, impalpabili: Il dolce domani non fa eccezione. Possono cambiare delle variabili qua e là, ma la storia è sempre la stessa: ritrovare se stessi dopo un evento traumatico. Se siete appassionati di questa autrice, Il dolce domani è giusto l’ennesimo libro con cui rilassarsi con immagini evocative e poetiche; se cercate qualcosa di originale, tuttavia, temo sarete delusi. Il che non dev’essere necessariamente un male: a me non è dispiaciuto perdermi dentro questa storia di perdita e di rinascita. La postfazione dell’autrice chiarisce com’è nato questo romanzo:
Il terremoto dell’11 marzo 2011 non ha cambiato solo la vita di coloro che l’hanno subìto direttamente, ma anche, e tanto, quella di chi, come me, abita a Tōkyō.
Forse non è evidente, ma questo romanzo è dedicato alle persone che, in luoghi diversi, hanno vissuto l’esperienza del terremoto, ai vivi e ai morti.
Qualsiasi cosa scrivessi mi sembrava superficiale e a un certo punto, nel tentativo di esprimere il peso che mi portavo dentro, ho pensato perfino di recarmi sul posto come volontaria. Ma poi ci ho ripensato e mi sono detta che, proprio perché erano giorni così difficili, fosse indispensabile scrivere.
Mi sono detta che in molti, forse, avrebbero pensato: “Ma chi vuoi prendere in giro? A che serve questo romanzetto ingenuo?”.
Ma poi ho pensato che io non scrivo opere colossali, che mettano tutti d’accordo: posso solo, nel mio piccolo, rivolgermi a quei pochi che, per un motivo o per un altro, si sentono aiutati, o confortati, leggendo i miei romanzi.
Se anche solo una persona dovesse pensare che questo libro è arrivato proprio al momento giusto, se leggendolo riuscisse a riprendere fiato dopo tanto tempo, allora ne sarò felice.
Voglio dire grazie a voi che lo leggerete. Voglio dirvi solo grazie.
Scheda del libro
Titolo | Il dolce domani |
Autore | Banana Yoshimoto |
Data | 2011 |
Pubblicazione italiana | 2020 |
Editore | Feltrinelli |
Traduttore | Gala Maria Follaco |
Titolo originale |
スウィート・ヒアアフター
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Pagine | 104 |
Reperibilità | Reperibile in cartaceo e in ebook |
Trama
La protagonista del Il dolce domani è Sayoko, una giovane donna che ha appena avuto un’incidente insieme al compagno, Yoichi. Lei sopravvive all’impatto, lui no; da qui inizia un percorso doloroso di elaborazione del lutto. Sayoko non è sola: il rapporto con i genitori di Yoichi si intensifica sempre di più, i suoi genitori sono presenti come sempre, e inoltre conosce un nuovo ragazzo interessante, Ataru, con cui stringe un’amicizia profonda. Ecco l’atmosfera che si respira…
“Sono vicino alla torre della stazione di Kyōto, devo andare verso il Ginkakuji o il santuario di Kamigamo?”
La voce di Ataru al cellulare fu un’enorme sorpresa.
“Sei venuto davvero?”
“Sono venuto davvero.”
Come potrei descrivere la naturalezza del suo tono di voce? La serenità di quelli a cui non importa più nulla, come se nella vastità che si portava dentro non facesse alcuna differenza se c’ero o non c’ero. Una sensazione così io non l’avevo mai provata. Tutt’al più avevo provato qualcosa di simile stando accanto a Yōichi mentre allestiva le sue opere all’aperto. Quel senso di libertà. Stare sotto a un cielo immenso senza domandarsi se si è già morti, se il nostro corpo è ancora intero, niente di tutto ciò…
Il dolce domani si destreggia tra avvenimenti e riflessioni della protagonista, che spesso ci introduce qualche discorso interessante, spesso scollegato con quanto descritto prima. Questo andamento l’ho trovato un po’ casuale, ondeggiante: non sempre le vicende narrate sono intriganti, non sempre i voli pindarici di Sayoko hanno un senso logico. Ecco un esempio di questo miscuglio:
Al mattino, quando ero da sola, la Residenza Kanayama era silenziosa, come si conviene a un luogo infestato dai fantasmi.
Sicuramente mamma Sazanka avrebbe continuato a guardare la strada anche dopo la demolizione del palazzo. Nel cuore di Ataru, o forse in qualche altra dimensione.
Non ha importanza che ci siano o no i fantasmi, che li si veda o no, che siano vivi o morti. È tutta un’illusione. Quel che c’è è lì di sicuro. Sono gli esseri umani a vedere solo ciò che vogliono vedere.
Basta sbilanciarsi un attimo per vedere tutto il resto. Riceviamo la luce del sole così come la ricevono il muschio imbevuto d’acqua e i microrganismi che lo abitano.
È perché vogliamo che il mondo risponda alle nostre aspettative che non ci rendiamo conto di essere tutti uguali, concittadini capaci del medesimo amore.
Sapevo bene che chi mi stava intorno mi trovava strana. Ero consapevole di dire le stesse cose che dicono tutti quelli che sono arrivati a un passo dalla morte, ma capivo anche, e fin troppo bene, il desiderio di condividere quella sensazione di libertà. E, allo stesso tempo, quanto fosse difficile condividerla.
Abitavo in una casa infestata dai fantasmi ed ero io stessa, per metà, una di loro. Ma sentivo una vaga felicità.
Ataru forse sarebbe venuto anche quella sera o forse no. E ci saremmo bevuti un tè, o forse no. Un giorno avremmo preso strade diverse, forse domani, forse tra vent’anni. Nuotavamo nell’atmosfera come microrganismi. Ci univamo, ci separavamo, rispondevamo a una logica immensa e incomprensibile, eravamo parte di un unico meccanismo e come tali nutrivamo desideri, ci abbandonavamo alla corrente, insistevamo.
Ci sono elementi interessanti? Sicuramente. Tutto però è affidato a questo flusso di coscienza, sognante, che potrebbe piacere o non piacere. Il romanzo non manca di realismo magico, infatti la protagonista inizia a vedere dei fantasmi in giro per la città, come il fantasma della madre di Ataru, che si affaccia sorridente dal balcone. Il percorso di Sayoko, molto delicato ed introspettivo, arriva alla sua conclusione in un centinaio di pagine.
Conclusione
Il dolce domani scorre via placidamente, come un tipico romanzo di Banana Yoshimoto. Preso come un intrattenimento leggero, mi è piaciuto molto: questa autrice ha il potere di rendere etereo un qualcosa di complicato e complesso come la morte. Ma va anche bene così, non ho avvertito toni solenni o pretese particolari. Tuttavia, se cercate un libro incisivo e d’impatto, questo libro credo non faccia al caso vostro!
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