L’assassino di corte è il secondo volume della prima trilogia di Robin Hobb dedicata a FitzChevalier: faccio un po’ fatica a considerare i tre libri come “separati”, in quanto mi sembra di leggere un’unica grande storia semplicemente divisa in spezzoni per ragioni pratiche. Ho immediatamente ristabilito un contatto emotivo con i personaggi e l’ambientazione: ho avuto piacere di rivedere Pazienza. Trina, Burrich, Umbra, Sagace… e soprattutto Veritas; è stato bello camminare per Castelcervo e approfondire la storia dei Sei Ducati. Insomma, l’impressione generale verso L’assassino di corte è assolutamente positiva, nonostante ci siano degli avvenimenti che mi hanno lasciato un po’ perplesso. Come sono solito fare quando recensisco delle saghe, questo articolo parlerà liberamente di tutti gli avvenimenti del libro, per cui è consigliato solo per chi ha già letto questo volume.
Mi fermai a prendere fiato su un pianerottolo. Forse, riflettei, tutti danzavano alla musica del Matto. Non mi aveva suggerito lui stesso alcune di queste cose?
Scheda del libro
Titolo | L’assassino di corte |
Autore | Robin Hobb |
Data | 1996 |
Pubblicazione italiana | 2008 |
Editore | Fanucci |
Traduttore | Paola Bruna Cartoceti |
Titolo originale |
Royal Assassin
|
Pagine | 618 |
Reperibilità | Reperibile in cartaceo e in ebook |
Trama
L’assassino di corte riprende i fatti da dove li avevamo lasciati nel primo libro: Fitz è seriamente debilitato dal veleno di Regal e sta cercando di riprendersi nel Regno delle Montagne. Vorrebbe arrendersi, ma Re Sagace lo attira in qualche modo nella sua vita per mostrare il dolore che sta vivendo, e Fitz decide di lottare per poi tornare a Castelcervo. Il Re gli fa promettere di non attaccare mai il sangue reale, impedendogli di vendicarsi per il tentato omicidio di Regal, il quale ha semplicemente chiesto scusa a Sagace. Chiaramente nessuno di noi si fida di Regal, ma Fitz è costretto a fare buon viso a cattivo gioco, almeno inizialmente; tuttavia l’atmosfera a corte è cambiata e per tutta la lettura ho avuto un po’ di ansia per quello che sarebbe potuto succedere. Oltretutto nessuno sembra prendere sul serio i sospetti di Fitz, persino Umbra gli dice che è molto pericoloso accusare qualcuno di tradimento: assistiamo quindi impotenti al lento indebolirsi di Re Sagace per opera di Serena e Giustino: la confraternita infatti è leale a Regal, e Regal vuole vendicarsi perché ritiene che la regina madre Desiree sia stata avvelenata. Se da un lato Fitz è impotente per quanto riguarda il suo Re, dall’altro approfondisce il suo legame con il re-in-attesa Veritas… probabilmente uno dei personaggi più amati del fandom. A poco a poco, Fitz vedrà andare via tutte le persone importanti per lui: Veritas, Molly, Re Sagace… per sua fortuna, c’è il lupo, Occhi-di-notte, a cui si appoggia (in modo anche sconsiderato) grazie allo Spirito. Arrivato all’80% de L’assassino di corte, è stato impossibile per me metterlo da parte: sono arrivato in fondo in una sera. Ho deciso di suddividere l’articolo per tematiche, visto che il materiale di cui parlare è tanto!
L’emotività di Fitz
Fitz non è cresciuto all’interno di una famiglia amorevole: è stato letteralmente gettato via dalla madre, non hai mai incontrato il padre ed è stato allevato da Burrich, che ha fatto del suo meglio ma di certo non è stata una figura paterna particolarmente comprensiva ed empatica. Il suo Re lo usa come uno strumento (l’unico momento di vero affetto tra i due è alla sua morte); Veritas ha un collegamento fisso nella sua mente, il che rende sicuramente questo rapporto bizzarro e privo di quel contatto umano e affettuoso; Umbra vuole bene a Fitz, ma rimane il suo maestro e ha delle pretese veramente incredibili. Perché ho fatto questo recap della vita emotiva del ragazzo? Perché secondo me aiuta a capire come mai nella sua vita abbia fatto un uso indiscriminato dello Spirito e si sia legato morbosamente a Molly, prendendola di fatto in giro. Ogni volta che Fitz trova un animale piccolino disposto a stabilire una connessione, ci si aggrappa senza pensarci due volte, senza badare agli avvertimenti di Burrich (a questo punto conosciamo poco questo tipo di magia, e non è chiaro il perché di tale avvertimenti): Nasuto, Ferrigno e adesso Occhi-di-notte sono tutti esempi di risorse emotiva e conforto fisico a cui Fitz ricorre nelle varie fasi della sua vita. Nei primi due casi, il rapporto è stato molto breve a causa delle circostanze, con Occhi-di-notte invece tutto si fa più intenso e anche con delle pretese da parte del lupo, cosa che Fitz mal sopporta. Il ragazzo è in una fase in cui dai rapporti vuole solo prendere, ma è poco disposto a dare: sa benissimo di non poter sposare Molly, di illuderla, eppure invece di respingerla la sfrutta come serbatoio notturno di sesso, intimità e paroline dolci. Non so fino a che punto Fitz sia consapevole di tutto questo, non mancavano certo gli avvertimenti di Molly, Burrich e di Pazienza, eppure lui ha bisogno e non ne vuole fare a meno, sticazzi se poi Molly ci soffrirà.
«Alla fine, ragazzo mio, non si tratta di te e di Pazienza. Si tratta di te e di Molly.»
«E re Sagace» dissi sarcastico. Burrich mi rivolse uno sguardo interrogativo.
«Secondo Pazienza, un uomo non può giurare fedeltà a un re e dare il proprio cuore completamente anche a una donna. ‘Non puoi mettere due selle su un cavallo’, mi ha detto. Questo da parte di una donna che ha sposato un re-in-attesa, e che si è accontentata del poco tempo che lui poteva concederle.» Tesi la mano per porgere a Burrich la cavezza aggiustata.
Le mie parole possono sembrare dure, lo so, ma il rapporto tra Fitz e Molly mi ha fatto molto riflettere: l’immaturità relazionale di Fitz, inquadrabile nel suo background emotivo, si riversa in ogni situazione: pensiamo anche al legame con Pazienza. La donna sarebbe disposta a porsi con un affetto più maturo, che implica delle responsabilità, ma guarda caso Fitz rifugge da quegli incontri, trovandola spesso noiosa o bizzarra: strano, poteva essere una figura materna più equilibrata e solida!
Per fortuna, comunque, il bizzarro legame tra Fitz e Veritas ogni tanto ci regala qualche momento di leggerezza:
«Chi è la Dama dalle Gonne Rosse, e perché la sogno ogni notte?» Avevo perso la lingua. Mi chiesi con disperazione fino a che punto avesse condiviso i miei sogni. L’imbarazzo mi stordì. Se mi fossi trovato nudo davanti all’intera corte, non mi sarei sentito più esposto. Veritas distolse il volto ed emise un colpo di tosse che poteva essere cominciato come una risata sommessa. «Coraggio, ragazzo, non è che io non possa capire. Non desideravo essere messo a parte del tuo segreto; piuttosto sei stato tu a costringermi, soprattutto in queste ultime notti. E io ho bisogno di dormire, non di svegliarmi di scatto, febbricitante per la tua… ammirazione per questa donna.» Si interruppe bruscamente. Il mio rossore ardente era più caldo di qualsiasi focolare.
Animali
Femmina. Carina. Grande approvazione. Sussultai come se mi avesse punto una vespa e mi girai di scatto, aspettandomi scioccamente di scoprire Cucciolo dietro di me. Non c’era, naturalmente. Lo cercai, ma non era con me nella mia mente. Cercai più oltre, lo trovai che sonnecchiava sulla sua paglia nella casetta.
Non farlo, lo avvertii. Stai fuori dalla mia mente, a meno che io non ti chieda di essere con me. Costernato.
Che cosa mi chiedi di fare?
Non essere con me, se non quando io lo desidero.
Allora come faccio a sapere quando tu desideri che io sia con te?
Cercherò la tua mente quando avrò bisogno di te. Un lungo silenzio.
E io cercherò la tua quando avrò bisogno di te, propose. Sì, questo è il branco. Chiamare quando uno ha bisogno di aiuto, ed essere sempre pronto a sentire la chiamata. Siamo un branco.
No! Non è questo che ti sto dicendo, ti sto dicendo che devi stare fuori dalla mia mente quando io non desidero che tu sia lì. Non desidero condividere sempre i miei pensieri con te.
Quello che dici non ha alcun senso. Devo respirare solo quando tu non stai annusando l’aria? La tua mente, la mia mente, è la mente del branco. Dove dovrei pensare, se non qui? Se tu non desideri sentirmi, non ascoltare.
Robin Hobb è sicuramente una scrittrice che ama gli animali, molto presenti nella trilogia e ne L’assassino di corte: il ritratto che ne fa è molto verosimile, e lo notiamo specialmente con Occhi-di-notte. La personalità del lupo è ben ritratta dalle conversazioni semplici con Fitz: il suoi pensieri riguardano il branco, la caccia, il dormire: non esiste la concezione di tempo che scorre, di giorno e notte se non nei termini del migliore momento per andare a cacciare. Sono molto interessanti gli scambi comunicativi fra Fitz e Occhi-di-notte, che spesso si offende per non capisce certe affermazioni del ragazzo: il confine tra essere umano ed animale è ben marcato, causa incomprensioni tra i due, e l’ho trovato molto realistico.
Art by Michelle Tolo
Regal
Nemico giurato di Fitz, Regal è uno dei personaggi più odiosi e spocchiosi che si possano incontrare ne L’assassino di corte. Regal è spietato e vuole assolutamente salire al trono: con Chevalier morto, Veritas è il re-in-attesa, che a metà libro si toglie dai piedi, per la gioia del fratello più piccolo. Effettivamente la partenza di Veritas alla ricerca degli Antichi sembra un pochino stridente e funzionale alla trama: davvero lasci il tuo regno in mano a un padre quasi morto? E la tua regina straniera senza una protezione? Questa scelta mi ha sempre lasciato perplesso, così come l’entusiasmo di Umbra e del Matto a riguardo. Certo, è vero che i pirati imperversano e non c’è modo per fermarli definitivamente, quindi posso capire cosa ci sia dietro questa scelta … Eppure, questa missione disperata va ad incastrarsi perfettamente con le ambizioni di Regal, che approfitta dell’assenza di Fitz e di Kettricken per diffondere la falsa notizia della morte del re-in-attesa (lui stesso sapeva fosse falsa, la confraternita è brava nell’Arte). Ora, a parte che mentre al povero Fitz va tutto storto mentre a Regal che è un traditore fila tutto liscio, com’è possibile che Umbra non si sia accorto di nulla? È vero che le sue orecchie non giungono ai Giardini della Regina, eppure penso sia un personaggio abbastanza abile per prendere sul serio i discorsi di Fitz, che però accantona spesso!
«Regal» sbuffai.
«Il principe Regal?» indagò Umbra.
«È lui che dobbiamo temere, specialmente adesso che la regina ha assunto una posizione di potere.»
«Non ho detto niente del genere. E neppure dovresti dirlo tu» osservò sommesso Umbra. La sua voce era calma ma il suo viso era severo.
«Perché no?» lo sfidai. «Perché non possiamo, almeno una volta, parlare con chiarezza?»
«Magari se fossimo del tutto soli, e riguardasse soltanto te e me. Ma non è questo il caso. Abbiamo giurato come Uomini del Re, e gli Uomini del Re non intrattengono neppure lontanamente pensieri di tradimento, figuriamoci…»
Il Re si sarebbe salvato se Regal non avesse praticamente via libera per ogni sua mossa! Ma è anche vero che non avremmo avuto la trama per come la conosciamo, quindi… tuttavia, va detto che Pazienza è stata molto più lungimirante di Umbra:
Pazienza si chinò in avanti e sussurrò: «Di alcune cose è meglio non parlare. Ma viene il momento in cui bisogna farlo. FitzChevalier, mio caro, non considerarmi crudele. Ma devo avvertirti che tuo zio Regal non è così ben disposto verso di te come potresti credere.» Non riuscii a fame a meno. Risi. Pazienza ne fu subito indignata. «Devi darmi ascolto!» sussurrò in tono più urgente. «Oh, so che è gaio e affascinante e spiritoso. So che può essere un adulatore, e ho notato bene come tutte le fanciulle della corte sventolano i ventagli verso di lui, e come tutti i giovani imitano i suoi abiti e i suoi manierismi. Ma sotto quelle piume eleganti c’è molta ambizione. E io temo che ci sia anche sospetto, e gelosia. Non te l’ho mai detto. Ma lui ha sempre disapprovato con decisione che io mi occupassi della tua istruzione, e che tu imparassi l’Arte. A volte penso sia meglio che tu abbia fallito in quello, poiché se tu avessi avuto successo la sua gelosia non avrebbe conosciuto confini.»
Il Matto
Non ho parlato di questo personaggio nell’articolo dedicato a L’apprendista assassino, quindi spenderò due parole adesso: si tratta di uno dei personaggi più misteriosi ed affascinanti della saga! Ne L’assassino di corte il Matto e Fitz diventano davvero amici, per quanto si possa parlare di amicizia con un soggetto così… particolare. Scopriamo anche la “missione” del Matto, che in qualche modo scruta le trame del futuro e cerca di indirizzare le trame del presente… definisce Fitz un catalizzatore, e noi sappiamo bene che ruolo cruciale abbia il piccolo Fitz nella storia dei Sei Ducati (e non solo?).
Il Matto rimarrà sempre uno dei grandi misteri di Castelcervo. È quasi impossibile dire che si sappia qualcosa di lui con sicurezza. La sua origine, età, genere e razza sono sempre stati argomento di congetture. La cosa più straordinaria è come una persona così pubblica abbia mantenuto un tale alone di riservatezza. Le domande sul Matto saranno sempre più delle risposte. Ha mai posseduto davvero poteri mistici, la precognizione, alcun tipo di magia, o semplicemente la sua mente pronta e la lingua affilatissima lo facevano apparire come se sapesse tutto in anticipo? Se non conosceva il futuro, dava l’impressione di conoscerlo e con la sua calma ostentazione di prescienza, influenzò molti di noi ad aiutarlo a indirizzare il futuro come meglio credeva lui.
Magia!
L’Arte e lo Spirito, come ben sappiamo, sono poco conosciuti nel momento storico in cui vive Fitz…
Non esiste una biblioteca che contenga opere significative sui poteri magici. Sto faticando per cucire con un filo di conoscenza le pezze scompagnate di una coperta di informazioni. Trovo riferimenti sparsi, allusioni di passaggio, e nient’altro. In questi ultimi anni li ho raccolti e li ho immagazzinati nella mente, sempre con l’intenzione di affidarli alla pagina. Trascriverò quello che so per esperienza, e anche quello che ho scoperto. Magari per fornire risposte a un altro povero pazzo sconvolto da uno scontro di magie dentro di lui, come è successo a me.
Questa mancanza di conoscenza riguarda anche il lettore, il quale non può prevedere l’evolversi degli eventi: infatti, scopriamo a fine libro che la vita di Sagace è stata lentamente succhiata via dall’opera di Serena e Giustino (anzi, Fitz sospetta che iniziò tutto con Galen). Allo stesso modo, è molto difficile prevedere il modo in cui Fitz si salva alla fine del L’assassino di corte: la sua anima viene temporaneamente trasferita dentro Occhi-di-notte (l’idea viene da Burrich, ma non era niente di più di una leggenda). Questi aspetti mi hanno lasciato un po’ a bocca aperta, abituato com’ero alle rigide, prevedibili leggi della magia di Sanderson! Non è una critica, ovviamente, ma speravo di poterci arrivare da solo in qualche modo…
Inoltre, parlando con un’amica, sono venute delle riflessioni molto interessanti: lei ha notato una possibile connessione tra Spirito ed omosessualità. Infatti, l’atteggiamento verso lo Spirito sembra decisamente immotivato, frutto di un pregiudizio! Questo tipo di magia è molto naturale, per quanto ammetto che sia poco conosciuta dal popolo. Invece l’Arte mi sembra molto più pericolosa e malsana, però in questo caso non c’è alcuna avversione…
Riflessioni finali
L’assassino di corte è un gran bel libro. Era davvero tanto tempo che non mi sentivo così stimolato da una saga fantasy, e Robin Hobb è davvero nelle mie corde. Sono molto affezionato a Fitz, un protagonista assurdamente sfigato, problematico ed incastrato nel ruolo di assassino dei Lungavista. Fitz nasce con una naturale propensione per l’Arte e per lo Spirito, ma nessuno gli insegna a dominare la magia; non è neanche particolarmente bravo come spadaccino.
Veritas non staccò gli occhi dal mare. «Dovresti evitare gli scontri fisici, FitzChevalier. Si direbbe che tu rimanga sempre ferito.»
«Lo so, mio principe» ammisi umilmente.
«Poiana ha fatto del suo meglio con me…»
«Ma non sei mai stato addestrato sul serio al combattimento. Hai altri talenti. Dovresti usare quelli per proteggerti. Oh, sei uno spadaccino competente; ma non hai i muscoli e il peso per essere un lottatore. Almeno, non ancora. Eppure in ogni scontro sembri sempre ricorrere alla lotta.»
«Non mi hanno offerto la scelta delle armi» precisai, piccato, e poi aggiunsi: «Mio principe.»
«No. E non te la offriranno mai.»
Molto spesso ho provato una grande tristezza nei confronti di questo personaggio…
Poi alzai gli occhi e girai lo sguardo sulla stanza. Un letto. Un baule. Un piccolo comodino vicino al letto. Una brocca e una bacinella per lavarsi. Un orrendo arazzo di re Savio a colloquio con un ingiallito Antico. Un pugno di candele sopra il focolare. Quasi non era cambiata negli anni, dalla prima notte in cui mi ci ero trasferito. Era una stanza spoglia e triste, priva di immaginazione. Adesso anch’io ero una persona spoglia e triste, priva di immaginazione. Andavo a prendere gli oggetti e cacciavo e uccidevo. Obbedivo. Più un cane che un uomo. E neppure un cane preferito, da coccolare e coprire di lodi. Uno della muta da lavoro. Quando era stata l’ultima volta che avevo sentito Sagace? O Umbra. Perfino il Matto mi derideva. Che cos’ero ormai io per chiunque, tranne che uno strumento? Era rimasto qualcuno che si preoccupasse per me, solo per me? Improvvisamente non riuscivo più a sopportare la mia stessa compagnia.
Fitz si ritrova da sempre incastrato in un disegno più grande di lui, e sono entrato spesso in empatia con la sua profonda rabbia e solitudine. Penso sia stato possibile solo perché Robin Hobb è davvero una maestra nello scrivere personaggi, relazioni ed emozioni. Un ottimo libro di mezzo, un ottimo ponte verso il libro finale della trilogia.
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2 risposte a “Recensione – L’assassino di corte di Robin Hobb”
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Intendi i prossimi che riguardano Fitz e il Matto, oppure Borgomago? So di dover continuare con la trilogia di Borgomago, anche se l’ambientazione coi pirati non mi ispira moltissimo…