Ho deciso di rileggere L’apprendista assassino di Robin Hobb a 5 anni dalla mia prima lettura: curiosamente, non ricordavo quasi nulla, quindi è stato tutto nuovo per me. Inoltre, mi sono divertito a rileggere la mia vecchia recensione, uscita su Lande Incantate: è stato utile vedere cosa mi aveva colpito e cosa no… quante cose sono cambiate rispetto al mio modo di approcciarmi ai libri! Prenderò un po’ spunto da quell’articolo ed aggiungerò qualcosa di nuovo.
Scheda del libro
Titolo | L’Apprendista Assassino |
Autore | Robin Hobb |
Data | 1995 |
Pubblicazione italiana | 2003 |
Editore | Fanucci |
Traduttore | Paola Bruna Cartoceti |
Titolo originale |
Assassin’s Apprentice
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Pagine | 471 |
Reperibilità | Reperibile in cartaceo e in ebook |
Trama
La storia di un bastardo
L’Apprendista Assassino segue le vicende di Fitz, un bastardo figlio del re-in-attesa Chevalier e una donna di cui non si conosce l’identità. A sei anni, Fitz viene letteralmente “consegnato” dal nonno alla famiglia del padre. Da questa scena possiamo intuire che il bambino fosse percepito come un peso e basta:
«Ci ho dato da mangiare alla mia tavola per sei anni, e mai una parola da suo padre, mai un soldo, mai una visita, anche se mia figlia mi lascia capire che lui lo sa d’aver fatto un bastardo con lei. Non ci darò più da mangiare, e non mi romperò più la schiena con l’aratro per metterci i vestiti addosso. Che ci dia da mangiare chi l’ha fatto. Ci ho abbastanza lavoro a badare ai miei, con la mia vecchia che va in là con gli anni, e la madre di ‘sto qua da mantenere. Perché nessuno la vorrà adesso, nessuno, non con ‘sto cucciolo alle calcagna. Quindi piglialo, e daglielo a suo padre.»
Iniziamo benissimo con l’angst
Il piccolo Fitz viene affidato allo stalliere Burrich, che lo alleva per come gli riesce meglio: tra di loro non c’è molto dialogo e il ragazzo cresce inizialmente senza troppe regole. La sua naturale affinità con gli animali lo porta a prendersi cura in maniera eccellente dei cani e dei cavalli, ma a parte questi compiti da stalliere, Fitz passa i primi tempi con i ragazzi di Borgo Castelcervo a giocare. Questo idillio dura fino a quanto il re Sagace non lo nota e non decide di fare di lui un uomo leale alla corona. Inizia così l’addestramento di Fitz, che è abbastanza eterogeneo: dalle tecniche di combattimento, al galateo, alla lettura e alla scrittura… tuttavia è con Umbra che riceve le sue lezioni più importanti, che rendono conto del titolo del libro; quest’uomo misterioso ha lo scopo di farlo diventare un assassino. Essendo Fitz ancora un ragazzino, le lezioni sono molto improntate sul gioco: riguardano esercizi di memoria e di osservazione, piccole missioni per ricercare oggetti e piante, dialoghi con cuochi e domestici per imparare abitudini e pettegolezzi. Ovviamente ci sono anche spiegazioni teoriche sui punti deboli del corpo umano, sui veleni, sui metodi per uccidere ma anche per evitare la morte e così via. Questo addestramento lo rende innanzitutto un diplomatico, una persona che ha molti occhi e orecchie, e poi in ultima analisi un assassino.
Una scena che ho amato
La trama non è particolarmente ricca di eventi clou: ci sono ovviamente dei momenti di tensione, in particolare relativi alle missioni di Fitz, ma si contano sulle dita di una mano. Quando ci sono, tuttavia, ti lasciano col fiato sospeso!
Una delle sfide iniziali più importanti che Umbra propone a Fitz è quella di prendere “in prestito” un oggetto dalla camera del Re, notoriamente ben sorvegliata. Fin da subito questa missione mette in crisi il piccolo Fitz: come può essere un uomo leale al Re, se si intrufola nella sua stanza a rubare oggetti? Ebbene: il modo in cui risolve la faccenda è brillante. Non è importante in sé come scena ai fini della trama, ma la metto sotto spoiler a prescindere.
Stile
L’apprendista assassino viene raccontato in prima persona dal protagonista, Fitz. Lo stile della Hobb è particolarmente attento ai dettagli: se questo aiuta a rendere l’ambientazione più ricca e verosimile, di contro l’effetto che può produrre è una certa lentezza. Infatti, se date un’occhiata alle recensioni, spesso i lettori si lamentano di avere a che fare con un libro lento. Ovviamente tutto dipende da ciò che cercate in un libro e dalle vostre preferenze: L’apprendista assassino non è il classico fantasy rapido pieno di avventure. Vi faccio un esempio di come la Hobb si sofferma su alcuni dettagli che arricchiscono il mondo che ha creato.
Mi indicò una panca piena a tal punto di cuscini e coperte che rimaneva a malapena spazio per sedersi. Mi appollaiai sul bordo ed esaminai la stanza di dama Pazienza. Era peggio di quella di Umbra. Avrei detto che si trattava dell’ingombro di anni, se non avessi saputo che la dama era arrivata solo di recente. Perfino un inventario completo della stanza non avrebbe potuto descriverla, perché era la giustapposizione degli oggetti che la rendeva notevole. Un ventaglio di piume, un guanto da scherma e un fascio di piante palustri erano infilati in uno stivale consumato. Un piccolo terrier nero con due cuccioli grassi dormiva in un cesto imbottito con un cappuccio di pelliccia e alcune calze di lana. Una famiglia di trichechi intagliati nell’avorio era radunata su una tavoletta che parlava di come ferrare i cavalli. Ma l’elemento dominante erano le piante. Grassi sbuffi di vegetazione verdeggiante traboccavano da vasi d’argilla, tazze da tè e boccali, e c’erano cesti di fiori e talee e rampicanti che si riversavano da teiere senza manici e scodelle incrinate. I fallimenti erano evidenti nei rametti nudi che spuntavano da vasi pieni di terra. Le piante erano appoggiate e raccolte in ogni luogo che prendesse il sole del mattino o del pomeriggio. L’effetto era quello di un giardino che si riversava dalle finestre e cresceva attorno alle carabattole nella stanza.
Questa è la stanza di Pazienza, un personaggio di cui parlerò più avanti. La personalità della donna è descritta anche dal modo in cui arreda la camera, insomma questa descrizione, per quanto possa rallentare la narrazione, le conferisce profondità e tridimensionalità a mio avviso.
Worldbuilding
La storia è ambientata nei Sei Ducati, principalmente a Castelcervo, sede della corte del Re. L’ambientazione dei Sei Ducati è ben curata nel complesso, ma non ha degli elementi particolari, eccetto la magia; direi che non si discosta dal fantasy classico medievale.
Magia: lo Spirito e l’Arte
La magia è uno dei punti forti ed è molto interessante: viene spiegata poco ma mostrata spesso nei suoi effetti (tuttavia non sempre chiari).
Lo Spirito viene spiegato all’inizio da Burrich al piccolo Fitz…
«Lo Spirito» cominciò lentamente. Il suo viso si fece torvo, e lui si guardò le mani come ricordando un antico peccato. «È il potere del sangue della bestia, proprio come l’Arte viene dal lignaggio dei re. Comincia come una benedizione, perché ti permette di comunicare con gli animali. Ma poi ti prende e ti trascina in basso, ti rende una bestia come loro. Fino a quando non rimane in te neanche un brandello di umanità, e tu corri e agiti la lingua e assaggi il sangue, come se il branco fosse tutto quello che hai mai conosciuto. Fino a quando nessuno potrebbe guardarti e pensare che tu sia mai stato un uomo.» La sua voce aveva continuato ad abbassarsi mentre parlava, e non mi guardava, ma si era rivolto verso il fuoco e fissava le fiamme morenti. «Alcuni dicono che a quel punto un uomo prende la forma della bestia, ma uccide con la passione di un uomo piuttosto che con la semplice fame della bestia. Uccide per uccidere…
In altre occasioni, Burrich definisce questo potere come sbagliato e in qualche modo perverso, senza però scendere troppo nei dettagli della questione. Immagino che negli altri libri questo aspetto verrà approfondito. Fitz comunque riesce in maniera spontanea a comunicare con gli animali, i quali hanno una presenza molto impattante ne L’apprendista assassino. Importantissimo per lui sarà il legame con Nasuto e Ferrigno, due cuccioli di cane.
Art by Magali Villeneuve
L’Arte viene spiegata in più punti nel libro, ma la descrizione più dettagliata si ha all’inizio del capitolo 15 (ogni capitolo ha una breve introduzione in corsivo in cui si danno informazioni su qualche aspetto dell’ambientazione).
L’Arte, nella sua forma più semplice, consiste nella trasmissione del pensiero da una persona a un’altra. Può essere usata in vari modi. In battaglia, per esempio, un comandante può comunicare semplici informazioni e ordini direttamente ai suoi subordinati, se sono stati addestrati a riceverli. Un potente adepto dell’Arte può usare il suo talento per influenzare anche le menti non addestrate come quelle dei suoi nemici, infondendo in loro timore o confusione o dubbio. Pochi hanno tanto talento. […] Usando l’Arte il praticante prova un’intensità vitale, un sollevarsi dell’essere, che può distrarlo dal trarre il successivo respiro. Potente è questo sentimento, perfino negli usi più comuni dell’Arte, e conduce alla dipendenza, se l’intento non è forte.
La forgiatura
Re Sagace deve affrontare una minaccia concreta per i Sei Ducati: l’assalto e le razzie da parte dei Pirati delle Navi Rosse. Questi Pirati, dopo aver depredato i villaggi, rapiscono degli ostaggi, mandando un messaggio preciso: se si paga il riscatto, li uccidono; se non si paga, li riportano indietro. Questa minaccia può apparire bizzarra se non si conoscono le condizioni in cui tornano questi poveri abitanti. Essi diventano “forgiati”, privati in qualche modo della loro umanità.
«Che cos’hanno che non va? Che è successo?»
Io lo sapevo.
Tutte le trame che scorrono avanti e indietro fra le persone, i legami da madre a figlio, da uomo a donna, tutte le relazioni che si estendono ai parenti e ai vicini, agli animali da compagnia e da cortile, perfino ai pesci del mare e agli uccelli dell’aria – tutte, tutte erano scomparse.
Per tutta la mia vita, senza saperlo, ero dipeso da quei fili di sentimenti per capire quando altri esseri viventi erano nelle vicinanze. I cani, i cavalli, perfino i polli li manifestavano, come gli umani. E così potevo alzare lo sguardo all’uscio prima che Burrich entrasse, o sapere che c’era un altro cucciolo appena nato nello stallo, quasi sepolto sotto la paglia. Così mi svegliavo quando Umbra apriva la porta. Perché potevo percepire le persone. E quel senso mi avvertiva sempre per primo, mi faceva sapere di usare anche gli occhi e le orecchie e il naso, per capire che cosa stessero facendo.
Ma quelli non emanavano alcun sentimento.
Immaginate l’acqua senza peso o umidità. Così erano per me. Spogliati di ciò che li rendeva non solo umani, ma vivi. Era come se vedessi le pietre levarsi dalla terra e litigare e borbottare l’una con l’altra. Una bambina trovò un vaso di marmellata, vi affondò il pugno e ne tirò fuori una manata da leccare. Un uomo adulto abbandonò la pila di stoffa bruciacchiata in cui stava frugando e la raggiunse. Afferrò il vaso e spinse via la bambina, incurante delle sue grida furibonde.
Nessuno si mosse per interferire.
La forgiatura è un argomento chiave de L’apprendista assassino: a fine libro, però, non ci sono risposte valide. Perché i pirati fanno quello che fanno? Perché hanno stabilito questa punizione così grave, e irreversibile, su delle persone innocenti? Ne sapremo di più nei prossimi libri.
Personaggi
Robin Hobb fa molta leva sugli aspetti psicologici e sul background dei personaggi, per cui ce ne ritroviamo parecchi con delle personalità molto complesse; molto importanti, inoltre, sono i legami tra gli stessi.
Fitz
Protagonista assoluto del libro: tutto viene filtrato dal punto di vista di Fitz. Inizialmente, non aveva neppure un nome: veniva semplicemente chiamato ragazzo. Interessante è la scelta del nome che gli viene dato: Fitz, infatti, significa bastardino, un nome che rimanda sia al suo essere un bastardo, sia alla sua affinità con i cuccioli. Infatti è molto particolare il suo rapporto con gli animali, special modo con cani e cavalli, grazie allo Spirito: questa sua affinità (che Burrich gli vieta di sfruttare), gli sarà sempre utile nel corso della storia.
Ci ho messo un po’, ma alla fine mi sono affezionato a questo personaggio. Il giovane Fitz si muove in un mondo pericoloso e pieno di intrighi: il suo ruolo di assassino di corte sicuramente non è facile. Non aiuta il fatto che molte persone lo odiano per svariati motivi: costituisce una minaccia o una risorsa per il regno? È questo che si è chiesto Re Sagace prima di prenderlo sotto la propria ala. Fitz costituisce un arma per i Sei Ducati, e deve continuamente ingegnarsi per difenderli. In generale è un bel personaggio, ma preparatevi ad infinite paranoie e poche soddisfazioni: è il classico personaggio maiunagioia!
Fitz, inoltre, mi fa molta tenerezza: è cresciuto senza un padre e una madre. È vero, Burrich si prende cura di lui, ma in modo molto rude e approssimativo. La famiglia reale non ha tempo da perdere con lui e ha difficoltà ad interagire con i suoi coetanei. C’è una scena, verso la fine del libro, che mi ha fatto piangere: un dialogo semplice eppure molto intenso…
Burrich
Burrich è il capo stalliere del re. Un tempo braccio destro del re-in-attesa Chevalier, ora si occupa principalmente dei cavalli e dei cani a corte. A lui viene affidato il piccolo Fitz: il rapporto tra i due sarà sempre altalenante, un rapporto amore-odio. Spesso si allontanano e poi si riavvicinano: nonostante l’affetto che scorre tra i due, la loro relazione in questo libro è sempre molto tesa.
Odiavo Burrich. A volte. Era presuntuoso, tirannico e insensibile. Si aspettava che io fossi perfetto, eppure mi diceva senza mezzi termini che non sarei mai stato ricompensato per questo. Ma era anche aperto, e sincero, e convinto che io potessi compiere quello che richiedeva da me…
Umbra
L’uomo stesso era strano. La sua veste era del colore del vello di pecora non tinto, lavato solo occasionalmente e non di recente. I capelli e la barba erano più o meno dello stesso colore e sembravano altrettanto in disordine. Malgrado ciò, non riuscivo a decidere quanti anni avesse. Alcune malattie lasciano sfregi sul volto. Ma non avevo mai visto un uomo così segnato, con decine di minuscole cicatrici, di un violento rosa e rosso come piccole bruciature, e livide perfino nella luce gialla della lampada. Le sue mani erano tutte ossa e tendini avvolti in una pelle bianca come carta. Mi stava scrutando, e perfino alla luce della lampada i suoi occhi erano del verde più penetrante che avessi mai visto. Mi ricordavano gli occhi di un gatto quando caccia; la stessa combinazione di gioia e ferocia.
Art by HopeHare
Umbra è un punto di riferimento per Fitz; personaggio ossuto e misterioso, si preoccupa di addestrare Fitz come assassino. Convoca Fitz a suo piacimento, in una stanza il cui accesso è segreto e piena di oggetti curiosi e animali. È capace di travestirsi in modo eccezionale: ma non vi dico in cosa si trasforma!
Veritas
Il principe si vede pochissimo nel libro, sebbene venga nominato spesso. Su di lui ricade il fardello del regno, una responsabilità vissuta in maniera assoluta: i Lungavista si sacrificano letteralmente per i propri sudditi (una propensione analoga ai regnanti del Regno delle Montagne). Veritas passa tutte le giornate a combattere contro le navi dei pirati tramite l’Arte, rinunciando ad avere una vita, in pratica. Questo mi ha fatto riflettere sul ruolo dei regnanti in quel mondo, e sul ruolo secondario che viene dato all’amore: non ci si sposa per affetto, ma per necessità, accordi commerciali e ricchezza. Un concetto non proprio nuovo, intendiamoci, eppure un po’ per tutto il libro passa il messaggio che il matrimonio per amore abbia delle conseguenze abbastanza drastiche (basi pensare al Re Sagace e alla relazione tra Chevalier e Pazienza!)…
Chevalier
Ho trovato molto interessante la scelta di non mostrare mai questo personaggio chiave della vita di Fitz, che avrà modo soltanto di conoscere le sue fattezze tramite un ritratto. Di Chevalier sappiamo solo in generale che sarebbe stato un grandioso re, in contrasto con Veritas che è più un ottimo comandante; eppure, tralasciate le chiacchiere, gli unici fatti concreti che conosciamo di quest’uomo è che ha generato un figlio al di fuori del matrimonio e poi se n’è completamente disinteressato. O meglio, Umbra lascia intuire che Chevalier si sia ritirato per proteggere Fitz, ma al momento non conosciamo ancora la verità…
Pazienza
Vi è mai capitato di apprezzare moltissimo un personaggio secondario, lamentandovi della poca presenza all’interno di un libro? Ecco, Pazienza è così. Ne L’apprendista assassino le sue scene sono davvero poche, eppure mi è piaciuta sin da subito! Pazienza è la moglie di Chevalier, ed essendo sterile non è riuscita a dargli un erede. Quando si trasferisce a Castelcervo, cerca di stabilire un rapporto con Fitz, anche se i presupposti non sono dei migliori, dato il background…
[…] Poi chiese esitando: «Ti piace così tanto il cucciolo?» «Sì» risposi semplicemente, e improvvisamente i nostri occhi si incontrarono. Affondò in me lo sguardo inquieto con cui spesso scrutava fuori dalla finestra. Improvvisamente, i suoi occhi si colmarono di lacrime. «A volte, gli somigli così tanto che…» La voce si strozzò. «Avresti dovuto essere mio! Non è giusto, avresti dovuto essere mio!» Gridò le parole con tale forza che credetti che stesse per colpirmi. Invece balzò verso di me e mi afferrò al volo in un abbraccio, allo stesso tempo calpestando il suo cane e rovesciando un vaso da fiori. Il cane balzò via con un guaito, il vaso si frantumò sul pavimento, mandando acqua e schegge in tutte le direzioni, e la fronte della mia signora mi colpì in pieno sotto il mento, tanto che per un momento vidi solo scintille. Prima che potessi reagire, si staccò di scatto da me e fuggì nella sua stanza da letto con un grido come un gatto scottato. Sbatté la porta dietro di sé. Per tutto il tempo, Trina aveva continuato con il chiacchierino. «A volte è così» osservò con indulgenza, e fece un cenno verso la porta. «Torna domani» mi ricordò, e aggiunse: «Lo sai, dama Pazienza si è proprio affezionata a te.»
Conclusioni
L’apprendista assassino è un libro molto complesso e stratificato: molti delle questioni sollevate non trovano risposta in questo primo libro della trilogia (comprensibilissimo). Di sicuro getta le basi per quella che è una storia molto lunga: si può considerare una introduzione al mondo creato dalla Hobb, in cui ancora Fitz è un ragazzino e muove i primi passi nel mondo. Sono estremamente soddisfatto dalla lettura e continuerò a leggere i libri della serie (che mi piacerebbe recensire!).
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